È proprio vero quel detto che dice che al peggio non c'è mai fine, d'altronde provare ad abbozzare analisi, fare proiezioni nel medio lungo termine quando si parli del Perugia si rischierebbe di non azzeccarne una e, per giunta, di rimanere con il classico cerino in mano. Perché, diciamolo francamente, vedere la squadra del proprio cuore annaspare nei bassifondi della classifica, vincere la pochezza di tre gare negli ultimi tre mesi e mezzo, perdendone cinque (sei se si consideri la scellerata sconfitta in casa in Coppa Italia contro l'Arezzo) e ottenendo pareggi insulsi nelle rimanenti è materiale sufficienti per trarre, ognuno, le proprie conclusioni. Sono, dunque, pochi gli elementi da aggiungere a quelli già abbondantemente evidenziati nell'arco di tutto il torneo; una stagione cominciata con un avvicendamento societario relativamente al quale, alla data di oggi, non si ha percezione di nessun cambiamento di rilievo rispetto alla precedente, con un fastidioso riflesso: una squadra costruita male, per quanto con alcune individualità importanti e di prospettiva (certo, bisogna vedere se la potenziale esplosione di un giocatore collimi con i tempi richiesti per tornare a vincere qualcosa) con poche eccezioni, su cui si è intervenuti poco e niente in corso d'opera ed estremamente fragile sia sul piano mentale, che fisico. Se, infatti, è sotto gli occhi di tutti come la iattura degli infortuni abbia, pesantemente, influito sulla possibilità di dare un minimo di continuità di formazione e di schierare un undici credibile ai due tecnici che si sono succeduti sulla panchina del Grifo, è, altresì, palese come il morale in campo ed all'interno degli spogliatoi sia sotto i tacchetti.
E, per avere un'idea di come il momento storico che si sta vivendo a Perugia sia tra i peggiori, se non il peggiore degli ultimi cinquant'anni, basta mettere piede sui gelidi e fatiscenti gradoni del "Curi". Anche ieri sera nemmeno tremila volenterose anime, presenti più per attaccamento indomito ai propri colori ed alla propria identità, che per reale trasporto verso una partita, l'ennesima, di un campionato di C di basso profilo ed ingrato. Basta un golletto a trenta secondi dal termine del recupero, quello che, ad oggi, il Perugia non riesce a realizzare, per sbancare un terreno in cui da anni, ormai, stanno vincendo tutti. La squadra ci mette impegno, prova a lottare, ma ha limiti evidenti in quanto a carattere, malizia e capacità di finalizzare l'azione. Ed il fatto che, oltre a Cristian Dell'Orco, lo stesso tecnico Zauli, apparso visibilmente scoraggiato, lo abbia sottolineato nel dopo gara, è indicativo che ci sia una sorta di rassegnazione all'evidenza di ciò che, puntualmente, si verifica sul rettangolo di gioco. È sempre un piacere sentire il tecnico romano parlare di calcio giocato, un uomo dalla competenza e signorilitá uniche, che, pur commettendo anche lui errori, lo ha ammesso con schiettezza, le sta tentando tutte. La prova più evidente è il cambio modulo andato in scena ieri sera. È affranto per l'impegno e la serietà che i ragazzi mettono in campo sia durante la settimana, che il giorno della gara, ma, poi, per eccesso di nervosismo, calo di concentrazione, o, semplicemente, perché si è degli esseri umani, si finisce per commettere sempre delle ingenuità che macchiano la prestazione. Ed i risultati, come affermato da Gabriele Angella, sono una diretta conseguenza di quest'ultima. Forse il tecnico pagherà con l'allontanamento, o forse si riuscirà a trovare una quadra, ma su questa decisione dovrà intervenire la Società. C'è speranza che dal letame possa nascere un fiore, ma il processo è lungo e la pazienza di un ambiente depresso, avvilito e profondamente diviso non è in grado di attendere a lungo.I tempi sono cambiati ed estremamente frenetici. La vita è adesso e non tra chissà quando, quello che può essere ora non sarà lo stesso tra qualche settimana. Figuriamoci tra mesi o anni.
Mancano dodici gare, ma, salvo miracoli che, al momento, potrebbero materializzarsi soltanto attraverso il recupero di qualcuno degli infortunati più illustri o il debutto dei nuovi, la storia appare già scritta. Servirebbe la cosiddetta scossa, ma quella potrebbe venire, ancora una volta, solo da parte di una Società che, è vero, paga gli stipendi con puntualità, apporta piccole o grandi migliorie all'esistente e va incontro alle esigenze della squadra, ma, in questo momento, non può permettersi il lusso di farsi sfuggire una categoria, che, per quanto deprimente, va difesa a tutti i costi.
In assenza di ciò che costituisce un punto fermo ed imprescindibile,non ci può essere programmazione che tenga. Non è facile individuare la ricetta per uscirne fuori, occorre solo che scatti quel qualcosa che, a un certo punto, faccia girare in sincronia tutte le componenti. Per i sogni, invece, bisognerà riaggiornarci.


In foto, lo striscione commemorativo dedicato dalla curva all'ex Segretario del Perugia dei tempi d'oro Ilvano Ercoli

Per Perugia2005News Alessio Torzuoli

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