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24/04/2025 - 13:52
L'ANGOLO DEL DOPO CAMPOBASSO - PERUGIA: SI CHIUDE UNA STAGIONE ORRIBILE. ORA È GIÀ FUTURO
L'ANGOLO DEL DOPO CAMPOBASSO - PERUGIA: SI CHIUDE UNA STAGIONE ORRIBILE. ORA È GIÀ FUTURO
Finisce a Campobasso, e nel peggiore dei modi, uno dei campionati più disastrosi disputati dal Perugia nell'ultimo mezzo secolo. Contro una squadra che, in virtù della classifica e dei risultati delle altre, era già sicura della salvezza, i Grifoni sono, infatti, riusciti nell'impresa di uscire sconfitti, rendendo, di fatto, il match finale di domenica una forchetta nel brodo. Quali le cause? Certamente caratteriali, prima ancora che di natura tecnica, perché, lo abbiamo evidenziato tutta la stagione e tra mille difficoltà, la squadra, di per sé, non è, a nostro avviso, scarsa come si vuol credere. Perché, se andiamo ad analizzare l'undici messo in campo da Mister Cangelosi anche ieri (compresi i cambi effettuati nella ripresa), al di là che mancassero elementi di carisma come Angella, Dell'Orco e lo stesso Bartolomei, è difficile trovare un giocatore che non abbia doti più che dignitose per un torneo di così basso profilo come si è rivelato il girone B del torneo di serie C di quest'anno. Quali, dunque, le motivazioni di una stagione tribolatissima, che, tra avvicendamenti societari, tre cambi alla guida ed infortuni (sia muscolari, che traumatici), non ha consentito di intravedere un barlume di luce se non in tre o quattro gare a cavallo tra la fine di febbraio e quella di marzo? Ecco, probabilmente, ci siamo già risposti, o, forse no, perché, nonostante tutte le vicissitudini, i Biancorossi,pur non avendo trovato una propria identità definitiva in senso stretto, non si può dire che non si siano compattati. Un gruppo, prevalentemente composto da bravi ragazzi, che stanno bene insieme e dalle grandi aspettative come tutti, che, passata la paura di finire inguaiati in zone pericolanti della graduatoria, hanno come smarrito l'obiettivo comune. Ci sono state prove di orgoglio (il derby di Terni in particolare) che avevano ricreato una sorta di amalgama e che, probabilmente, avevano illuso che i Grifoni si fossero, improvvisamente, scrollati di dosso tutte le negatività ed avessero, finalmente, imbroccato la giusta direzione. Ma, poi, passata la paura di precipitare nel baratro, è come subentrata una sorta di calo di concentrazione, più che di appagamento, perché non ci si può sentire "arrivati" quando si è scampato un pericolo. Ecco che, dunque, il cambio modulo del tecnico palermitano, da quel 3-5-2, per cui si era fatta di necessità virtù, al più spregiudicato e prediletto 4-3-3 di zemaniana concezione, ha rappresentato una sorta di prova per produrre quel passo in più o, forse, per capire se la squadra fosse, in prospettiva, pronta per un nuovo slancio. Un esame che, col senno di poi, si è rivelato un vero patatrac ed ha, paradossalmente, ritornare indietro di parecchie settimane. Tuttavia non è agevole comprendere il motivo per cui i Biancorossi abbiamo avuto una simile involuzione. Probabile che gli infortuni abbiano tolto dal rettangolo verde il pool dei veterani che, al momento opportuno, avrebbero potuto spronare i più giovincelli ad interpretare nella maniera corretta certe fasi di un match. L'emblema di ciò, se vogliamo, è il pareggio di Montevago contro il modesto, ma rognoso, Sestri Levante, in cui il solo Giraudo è intervenuto per esortare il giocatore ad interrompere i festeggiamenti sotto la curva e tornare, immediatamente, a centrocampo.
A tale proposito, vale sempre la pena ricordare un principio fondamentale, ossia che giocare nel Perugia, indossare una maglia gloriosa, piena di storia e vivere una piazza piena di passione, anche se ora, totalmente disillusa e, in apparenza, distaccata, non è come giocare altrove. Lo stesso Cangelosi, ma anche Giraudo, che, ai nostri microfoni, aveva gli occhi lucidi per aver cestinato un'occasione alla portata, lo hanno sottolineato.
Raggiungere i play off, anche da undicesimi, per quanto - parole dell'esterno biancorosso - "non si sarebbe andati lontani...visto che, in tutto il torneo, si è vinto in trasferta una sola volta ad ottobre...", avrebbe, però, dato un segnale di vitalità. Certo, l'esito sarebbe stato quasi scontato, perché il Perugia si sarebbe dovuto cimentare in un'impresa che solo la nostra indomita indole di inguaribili romantici avrebbe immaginato, ma avrebbe fornito un'ulteriore prova. Soprattutto in vista della prossima stagione, perché adesso è già tempo di programmare e, forse, sta cominciando la partita più difficile. L'anno che verrà, per dirla alla Lucio Dalla, dovrà essere, per forza, di successo e la Società, insieme allo staff dirigenziale e a quello tecnico, dovrà fare tutte le valutazioni del caso per costruire un organico che possa recitare un ruolo da protagonista e dare la scalata alla serie cadetta. Questo è ciò che si attende tutto l'ambiente ed è quello che vuole lo stesso Presidente Faroni; riuscirvi, è chiaro, comporterà azzeccare tutte le mosse e non sbagliare più nulla, perché, al di là degli aspetti, anche più banali a cui si è messo mano in questi mesi, un progetto sportivo vincente è ciò che conta più in assoluto. In assenza di questo, tutto il resto rischierebbe di diventare miserabile fuffa; a che servirebbe avere strutture nuove, magari, a breve, una casa più accogliente ed ospitale (il riferimento è ai lavori di ristrutturazione che cominceranno allo stadio), curare la comunicazione, creare legami con il territorio e con altri soggetti se, poi, si dovesse rimanere con un pugno di mosche in mano? A Perugia è giunto il momento di tornare a vincere e uscire dalla mediocrità di una categoria asfittica. Lo pretende il tifoso, dopo anni di scialba gestione societaria, di cui occorrerà eliminare ogni pericoloso residuo, e lo dovranno ricercare Faroni ed il suo staff. È giunto il momento di mettere sul tavolo tutte le carte, possibilmente scoperte, per cercare di ottenere dei risultati concreti. In gioco c'è la credibilità ed il futuro di una piazza che non aspetta altro che la realizzazione dei fatti.
Per Perugia2005News Alessio Torzuoli
A tale proposito, vale sempre la pena ricordare un principio fondamentale, ossia che giocare nel Perugia, indossare una maglia gloriosa, piena di storia e vivere una piazza piena di passione, anche se ora, totalmente disillusa e, in apparenza, distaccata, non è come giocare altrove. Lo stesso Cangelosi, ma anche Giraudo, che, ai nostri microfoni, aveva gli occhi lucidi per aver cestinato un'occasione alla portata, lo hanno sottolineato.
Raggiungere i play off, anche da undicesimi, per quanto - parole dell'esterno biancorosso - "non si sarebbe andati lontani...visto che, in tutto il torneo, si è vinto in trasferta una sola volta ad ottobre...", avrebbe, però, dato un segnale di vitalità. Certo, l'esito sarebbe stato quasi scontato, perché il Perugia si sarebbe dovuto cimentare in un'impresa che solo la nostra indomita indole di inguaribili romantici avrebbe immaginato, ma avrebbe fornito un'ulteriore prova. Soprattutto in vista della prossima stagione, perché adesso è già tempo di programmare e, forse, sta cominciando la partita più difficile. L'anno che verrà, per dirla alla Lucio Dalla, dovrà essere, per forza, di successo e la Società, insieme allo staff dirigenziale e a quello tecnico, dovrà fare tutte le valutazioni del caso per costruire un organico che possa recitare un ruolo da protagonista e dare la scalata alla serie cadetta. Questo è ciò che si attende tutto l'ambiente ed è quello che vuole lo stesso Presidente Faroni; riuscirvi, è chiaro, comporterà azzeccare tutte le mosse e non sbagliare più nulla, perché, al di là degli aspetti, anche più banali a cui si è messo mano in questi mesi, un progetto sportivo vincente è ciò che conta più in assoluto. In assenza di questo, tutto il resto rischierebbe di diventare miserabile fuffa; a che servirebbe avere strutture nuove, magari, a breve, una casa più accogliente ed ospitale (il riferimento è ai lavori di ristrutturazione che cominceranno allo stadio), curare la comunicazione, creare legami con il territorio e con altri soggetti se, poi, si dovesse rimanere con un pugno di mosche in mano? A Perugia è giunto il momento di tornare a vincere e uscire dalla mediocrità di una categoria asfittica. Lo pretende il tifoso, dopo anni di scialba gestione societaria, di cui occorrerà eliminare ogni pericoloso residuo, e lo dovranno ricercare Faroni ed il suo staff. È giunto il momento di mettere sul tavolo tutte le carte, possibilmente scoperte, per cercare di ottenere dei risultati concreti. In gioco c'è la credibilità ed il futuro di una piazza che non aspetta altro che la realizzazione dei fatti.
Per Perugia2005News Alessio Torzuoli
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