Non è facile trovare le giuste parole per analizzare una sconfitta, la quinta nel girone di ritorno, a cui nessuno, alla vigilia, avrebbe pensato. Nemmeno il più pessimista. Tale era il divario, almeno sulla carta, per quello che può ancora contare, tra le due compagini che ieri sera, in una calda serata semi estiva, si sono affrontate. Da una parte la terzultima della classe, costata un terzo del Perugia, tre vittorie in tutto dal mese di gennaio ed un ruolino di marcia, praticamente, disastroso, dall'altra, i Biancorossi, che, nonostante l'altalena degli ultimi due mesi, erano ancora in lizza per il terzo posto. E chissà che proprio l'aver conosciuto, a una manciata di minuti dall'inizio del match, il risultato della vittoria dei Toscani non abbia indotto ad affrontare la sfida del "Benelli" con le stesse velleità di chi, dopo un weekend di sole al mare, ritorni sulla scrivania. Perché, in caso contrario, dovremmo pensare che le probabilità di passare anche il primo, teoricamente abbordabile, ostacolo che proporranno i play off sia già impresa proibitiva. E quando senti un allenatore che nel dopo gara parla di motivazioni, di fame, di carattere, di aspetti che esulano da quelli tecnico tattici a due giornate dalla fine, capisci che non solo non ci sia, ormai, più tempo per crescere, ma che tutto quello che si è fatto finora, anche di buono, sia destinato al fallimento. Si, perché anche al più distratto degli osservatori non può essere sfuggito che, tra le due squadre scese in campo, quella che sembrava più propositiva e pericolosa, alla ricerca di un piazzamento migliore in vista del mini torneo finale fosse, per assurdo, proprio quella di casa. Evidentemente caricata a pallettoni dalla cura Stellone. È ancora presto stilare dei bilanci e, d'altronde, chi si accinge a raccontare le vicissitudini di una squadra che, lo ripetiamo, avrà delle lacune come le altre, ma è tutto fuorché scarsa, ha il dovere professionale di perseguire un filo conduttore senza abbandonarlo mai. Nemmeno dopo il black-out di Chiavari, o dopo le battute di arresto dovute, essenzialmente, a degli episodi avversi, come quella di Vercelli, Sassari e Carrara. Siamo, in buona sostanza, abituati ad attenerci ai fatti, con una punta di speranzoso ottimismo dettato da quell'intramontabile amore per i nostri colori che ci porta a vedere tutto ciò che accade davvero come una tappa, nel bene o nel male, di un percorso. Ma non dopo ieri sera. Dopo la gara del Perugia di ieri sera sul campo della Vis Pesaro ogni apparente senso logico di un'altra travagliata stagione rischia di perdersi. Ripetiamo, è prematuro tirare i remi in barca e non è nostro costume farlo dopo migliaia di chilometri percorsi anche quest'anno per seguire le vicissitudini della squadra. Ma è chiaro che, qualora si prendano sotto gamba le ultime due partite per, poi, affrontare, i play off con la pochezza atletica, tecnica e mentale emerse ieri, be' le conclusioni sono sempici da dedurre. E, a quel punto, sarà improvvisamente tempo di parlare di futuro, di una società in primis, di una squadra, di uno stadio che sembra un po' l'emblema di un declino ed, infine, ma non per ordine di importanza, di un popolo depresso, disilluso, stanco, ma che, nonostante tutto, ieri sera era lì, a tenere in alto la propria identità e gridare forte un'incrollabile fede. Un patrimonio da riconquistare e da cui ripartire per chiunque verrà.



Per Perugia2005News Alessio Torzuoli

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