PERUGIA 2005 NEWS
Notizie a cura del periodico sportivo 'Perugia 2005' (aut. Trib. di Perugia n. 21/2005 R.P. del 19/09/2005)
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15/05/2024 - 21:03
L'ANGOLO DEL DOPO PERUGIA - CARRARESE E DEL PRE CARRARESE - PERUGIA. RIFLESSIONI A FREDDO
L'ANGOLO DEL DOPO PERUGIA - CARRARESE E DEL PRE CARRARESE - PERUGIA. RIFLESSIONI A FREDDO
Il giorno dopo fa ancora più male e, forse, ancora più rabbia. Perché dá l'idea di quanto il tutto sia avvenuto quasi secondo un copione già scritto da tempo, a cui solo la fiducia di un tifoso che ami la propria squadra in modo incondizionato avrebbe voluto, in cuor suo, non credere.
C'è ben poco da argomentare sul piano tecnico - tattico riguardo alla partita disputata ieri sera dal Perugia contro la Carrarese; una gara che già dopo tre minuti ha dato l'impressione di essere, inesorabilmente, terminata. E, di fatto, nonostante mancassero ottantasette minuti più recupero, è stato così. Non tragga in inganno l'abbozzo di reazione, se così può definirsi, avuto nel primo tempo; gran parte del tentativo di dare una scossa all'andamento di un incontro già compromesso è da attribuirsi, esclusivamente, ad una curva nord massiccia, quasi come una volta. Ed è un vero peccato, perché la gente era, di nuovo, tornata a dare credito alle proprie aspettative; tanti i ragazzi giovani, un patrimonio su cui si dovrebbe investire in futuro e non da demoralizzare sul nascere. E tante le provenienze da ogni parte della Regione, segno come il fascino del Grifo, tanto amato, quanto odiato allo stesso tempo, richiami sempre le attenzioni di tutti.
Ma torniamo alla non - partita giocata dal Perugia, come in tutte le altre volte ci aveva abituato in queste circostanze, sempre sotto la gestione Santopadre, la sintesi perfetta, se vogliamo, di un torneo giocato con più bassi che acuti. Quante difficoltà a creare pericoli concreti per la porta avversaria...del resto, la questione non avrebbe dovuto stupire. Solo due o tre tentativi da fuori con Iannoni, per il resto, quisquilie, giocatori spaesati, fuori ruolo, che non sapevano cosa fare con la palla ed un approccio di gruppo molliccio che fa a pugni con quanto da settimane era stato decantato. Nemmeno il barlume di quella grinta da Grifoni che una volta ci contraddistingueva. Una tristezza, che da tifoso, ho provato sulla mia pelle, perché il mio Perugia non può e non deve esssre questo.
Ma, forse, è da giornalista, che, ieri sera, ne ho provata di più. Anche perché, per mia ingenuità congenita o, forse, per la mia innata propensione di vedere sempre il bello anche quando non c'è, ho sempre dato fiducia alle parole di Mister Formisano; nonostante, infatti, le critiche piovutegli addosso, ho sempre immaginato quel percorso di cui parlava come un qualcosa che si sarebbe concluso con un risultato straordinario. Lo so, sarà perché sono quasi alle prime armi in questo ruolo, ma il fatto di fare il cronista che, per deontologia professionale, avrebbe il dovere di riportare sempre i fatti, non mi esula dal serbare una speranza, credere alle parole che, quasi come un mantra, mi vengono dette da mesi.
Ecco, ieri sera ho capito che quello che stava giungendo alle mie orecchie fosse privo di attinenza con la realtà, una serie di frasi messe insieme che, rileggendole stamattina, ho avuto come la sensazione fossero prive di riscontro. Carpite, oltretutto, con la sensazione che non avrei avuto la possibilità di esprimere liberamente il mio dissenso, con rispetto, certamente. Ed per questo che, contrariamente ad altre volte, ho scelto il silenzio. Ero troppo deluso e tutto stava perdendo completamente senso.
Esiste il far bene le cose, il commettere errori, come pure quello di ammetterli e di chiedere scusa per una prestazione indegna, come, forse, avrei fatto io, senza il tentativo di difendere ad oltranza il proprio operato. È una rarità nel calcio, come nella vita. Prerogative, queste, che dovrebbero contraddistinguere ogni tipo di rapporto, come quello che si dovrebbe creare, perché no, anche nell'ambito di una conferenza stampa.
Sono, dunque, uscito dallo stadio che erano quasi le una, le luci di un "Curi" che, nonostante le ferite, rimane sempre un tempio mitico, erano ancora accese. Pronto per una notte di pensieri, di ripensamenti, di riflessioni amare, ma anche di rassegnazione, perché i miracoli nel calcio esistono, ma sono rari e vanno, in qualche modo, "indirizzati" e preparati meticolosamente, come fece quel Perugia divenuto immortale. Perché vorrei che ci sia ancora futuro per la mia amata maglia, perché, ormai dovrebbe essere chiaro anche ai muri, il progetto di Società attuale non ha più alcun tipo di prospettiva in questa città.
Per Perugia2005News Alessio Torzuoli
C'è ben poco da argomentare sul piano tecnico - tattico riguardo alla partita disputata ieri sera dal Perugia contro la Carrarese; una gara che già dopo tre minuti ha dato l'impressione di essere, inesorabilmente, terminata. E, di fatto, nonostante mancassero ottantasette minuti più recupero, è stato così. Non tragga in inganno l'abbozzo di reazione, se così può definirsi, avuto nel primo tempo; gran parte del tentativo di dare una scossa all'andamento di un incontro già compromesso è da attribuirsi, esclusivamente, ad una curva nord massiccia, quasi come una volta. Ed è un vero peccato, perché la gente era, di nuovo, tornata a dare credito alle proprie aspettative; tanti i ragazzi giovani, un patrimonio su cui si dovrebbe investire in futuro e non da demoralizzare sul nascere. E tante le provenienze da ogni parte della Regione, segno come il fascino del Grifo, tanto amato, quanto odiato allo stesso tempo, richiami sempre le attenzioni di tutti.
Ma torniamo alla non - partita giocata dal Perugia, come in tutte le altre volte ci aveva abituato in queste circostanze, sempre sotto la gestione Santopadre, la sintesi perfetta, se vogliamo, di un torneo giocato con più bassi che acuti. Quante difficoltà a creare pericoli concreti per la porta avversaria...del resto, la questione non avrebbe dovuto stupire. Solo due o tre tentativi da fuori con Iannoni, per il resto, quisquilie, giocatori spaesati, fuori ruolo, che non sapevano cosa fare con la palla ed un approccio di gruppo molliccio che fa a pugni con quanto da settimane era stato decantato. Nemmeno il barlume di quella grinta da Grifoni che una volta ci contraddistingueva. Una tristezza, che da tifoso, ho provato sulla mia pelle, perché il mio Perugia non può e non deve esssre questo.
Ma, forse, è da giornalista, che, ieri sera, ne ho provata di più. Anche perché, per mia ingenuità congenita o, forse, per la mia innata propensione di vedere sempre il bello anche quando non c'è, ho sempre dato fiducia alle parole di Mister Formisano; nonostante, infatti, le critiche piovutegli addosso, ho sempre immaginato quel percorso di cui parlava come un qualcosa che si sarebbe concluso con un risultato straordinario. Lo so, sarà perché sono quasi alle prime armi in questo ruolo, ma il fatto di fare il cronista che, per deontologia professionale, avrebbe il dovere di riportare sempre i fatti, non mi esula dal serbare una speranza, credere alle parole che, quasi come un mantra, mi vengono dette da mesi.
Ecco, ieri sera ho capito che quello che stava giungendo alle mie orecchie fosse privo di attinenza con la realtà, una serie di frasi messe insieme che, rileggendole stamattina, ho avuto come la sensazione fossero prive di riscontro. Carpite, oltretutto, con la sensazione che non avrei avuto la possibilità di esprimere liberamente il mio dissenso, con rispetto, certamente. Ed per questo che, contrariamente ad altre volte, ho scelto il silenzio. Ero troppo deluso e tutto stava perdendo completamente senso.
Esiste il far bene le cose, il commettere errori, come pure quello di ammetterli e di chiedere scusa per una prestazione indegna, come, forse, avrei fatto io, senza il tentativo di difendere ad oltranza il proprio operato. È una rarità nel calcio, come nella vita. Prerogative, queste, che dovrebbero contraddistinguere ogni tipo di rapporto, come quello che si dovrebbe creare, perché no, anche nell'ambito di una conferenza stampa.
Sono, dunque, uscito dallo stadio che erano quasi le una, le luci di un "Curi" che, nonostante le ferite, rimane sempre un tempio mitico, erano ancora accese. Pronto per una notte di pensieri, di ripensamenti, di riflessioni amare, ma anche di rassegnazione, perché i miracoli nel calcio esistono, ma sono rari e vanno, in qualche modo, "indirizzati" e preparati meticolosamente, come fece quel Perugia divenuto immortale. Perché vorrei che ci sia ancora futuro per la mia amata maglia, perché, ormai dovrebbe essere chiaro anche ai muri, il progetto di Società attuale non ha più alcun tipo di prospettiva in questa città.
Per Perugia2005News Alessio Torzuoli
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