Tutto e il contrario di tutto. È questo il termine più appropriato per tentare di analizzare il Perugia di questi primi sei turni di campionato. Quello che, infatti, la giornata precedente sembrava fosse acquisito, leggasi, in particolar modo, la trasferta di Pescara, è stato prontamente smentito ieri sera. Con un detestabile filo conduttore, una direzione arbitrale assolutamente non degna di una partita di calcio professionistico. Tanto il fischietto di Pescara, quanto quello della scellerata partita contro il Rimini hanno, infatti, commesso orrori in serie, non dimostrandosi all'altezza di gestire gli episodi chiave e, in definitiva, condizionando e innervosendo un match che per i Grifoni rappresentava una sorta di spartiacque. Tuttavia non può non rilevarsi come quelli che, appena settantadue ore fa, apparivano dei capisaldi sui quali costruire, finalmente, un percorso per risalire la china, oggi siano, di nuovo rimessi in discussione. Insomma, la, squadra e lo stesso Mister Formisano hanno tutti gli alibi di questo mondo, perché giocare senza i titolari di ben due reparti su tre sarebbe impresa titanica per chiunque ed in qualunque serie e scendere in campo sapendo che chi sia chiamato a dirigere la disputa lo faccia con scarsa obiettività ed incompetenza, dà conto di quanto possa essere difficoltoso riuscire ad imbastire qualcosa di proficuo. Tuttavia non ci si può non soffermare che in almeno tre dei quattro gol subiti (tre in inferiorità numerica) la responsabilità sia tutta appannaggio dei Grifoni. Per non parlare della gestione emotiva della reazione del giocatore espulso (Matos) dinanzi alla non concessione del calcio di rigore. Errori che, se vogliamo, si ripetono di continuo, errori dati dal fatto che, al momento, il Perugia sia questo e non se ne vede via d'uscita se non attraverso il lavorare a testa bassa ed il sacrificio. Basterà? La sensazione è che servirà intervenire su un duplice fronte, forse triplo, se non quadruplo. Perché, al di là della sacrosanta necessità di modernizzare o rifare di sana pianta le strutture più basilari, dell'esigenza di pretendere che chi arbitri il Perugia non lo faccia con l'ancestrale antipatia e supponenza, che, francamente, hanno stancato, forse è giunto il momento di fare anche altre tipi di approfondimenti. Rimanere così fino a gennaio sarà dura, ammesso e non concesso che, in questo momento, la Società non decida di intervenire pesantemente sul mercato degli svincolati o metta in dubbio l'operato di Mister Formisano, per il quale la gara di Pesaro potrebbe essere davvero determinante. Il giovane tecnico partenopeo ha una sua idea di calcio, condivisibile o meno, e la sta portando avanti, sbagliando come tutti, facendo, tuttavia, anche cose buone. Ma guidare questo Perugia a cavallo tra quello che fu della precedente gestione e ciò che sarà di quella attuale è come condurre in porto un peschereccio in piena tempesta del Mar del Nord.
Perugia non ama le transizioni, non ama sentirne parlare, perché, in fondo sono anni che si sente dentro ad un qualcosa di mai totalmente espresso. Si vede lontano un miglio che Perugia abbia bisogno di riscoprire l'attaccamento ai propri colori, di gioire felice e soddisfatta per una soddisfazione regalatale dal proprio tormentato amore.
Ed è a questo turbillon di risposte che il Presidente Faroni ed il suo team sono chiamati a far fronte. Ora. Perché transitare attraverso sconfitte umilianti o vittorie sfumate per un niente non crediamo giovi a nulla. Né alla classifica di un campionato equilibrato nella sua mediocrità, né a tutto ciò che vi graviti intorno.


Per Perugia2005News Alessio Torzuoli

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