La discesa del Perugia verso i bassifondi melmosi della classifica somiglia sempre più a quella del Titanic. Un destino segnato per cui, ovunque si giochi, si ha la percezione, fin dai primi minuti, che la partita che sta per disputarsi terminerà con l'ennesima caduta. Come quella di ieri al "Cabassi" di Carpi, contro una squadra, che, fino al momento del primo gol, non è che avesse dimostrato chissà quale superiorità. Ma per battere i Grifoni di questi tempi basta davvero poco, un corner calciato in mezzo all'area e un'inzuccata in anticipo su tutti, un cross dal fondo ed un secondo colpo di testa vincente. Il tutto a difesa schierata, un reparto, quest' ultimo, che contro gli Emiliani è andato in scena in versione inedita, con Tozzuolo, che, probabilmente, si starà chiedendo cosa sia venuto a fare, un adattato come Megelaitis, che a Gubbio aveva dichiarato di credere nel progetto Perugia e, forse, si sarà già pentito e un esordiente della primavera, Rondolini, che è stato gettato nella mischia, probabilmente, senza che se lo aspettasse. Gol da polli quelli presi, ma, con un centrocampo che conquista una seconda palla ogni mezz'ora ed un attacco (nel primo tempo costituito dall''insolito trio Manzari, il giovane Giardino e Kanoute) che non riesce a tirare in porta e rendersi mai pericoloso, il quadro è completo. Insomma un gruppo che appare privo di quelle caratteristiche basilari di cui debba disporre una squadra di calcio, che, sicuramente, ha poco gradito le decisioni della Società, come quella dell'attribuzione della fascia di capitano al seppur buon Giunti e che sul campo è incapace di far girare gli episodi a proprio favore. Nella ripresa, con gli inevitabili avvicendamenti e l'ingresso, tra gli altri, dei vari Montevago, Bartolomei e Matos, le cose non andranno molto meglio ed il risultato non cambierà perché, nonostante la parvenza sia quella di un gruppo che provi a fare ciò che dovrebbe fare una squadra dal primo minuto, ossia cercare la via della rete, senza scoprirsi troppo, l'efficacia nell'inquadrare la porta rimarrà molto bassa. In sostanza, se proprio volessimo intravedere una tenue speranza di reazione, nella seconda parte di gara i Biancorossi hanno mostrato un atteggiamento più consono, sul quale si dovrà lavorare e da cui ripartire, anche perché i punti in palio sono ancora tantissimi. Tuttavia, qualora non si dovesse invertire la rotta, allora sì che sarebbero dolori. Il trend è, infatti, da retrocessione diretta, senza se e senza ma, come se il gruppo, già limitato di suo, fosse afflitto da un male oscuro difficile da estirpare. Della condizione atletica si è ampiamente parlato, come pure delle carenze sul piano tecnico - tattico e degli aspetti caratteriali. E se la squadra, frutto della scarsa lungimiranza di una Società che, in cinque mesi, non è stata in grado di costruire un progetto tecnico credibile, risentisse proprio di questa disorganizzazione o di rapporti non proprio idilliaci al suo interno? È palese che, in tale contesto, i tecnici che si sono succeduti, oltre a tutto lo staff, sebbene abbiano anch'essi delle responsabilità sulla preparazione, sulla scelta dei sistemi di gioco adottati e dei giocatori fatti scendere in campo, poco abbiano potuto o possano ancora fare. Che il clima sia molto teso lo conferma anche il fatto che in conferenza stampa sia stato mandato soltanto un giocatore (Torrasi), piuttosto che l'allenatore in seconda (Ortolani) o un dirigente (Meluso?). Evidentemente le parole da dire ai microfoni sono finite, quando, forse, ci si attenderebbe una presa di coscienza ed un'assunzione di responsabilità. Sabato prossimo, contro il Rimini, sarà la classica gara tra disperati. Perdere ulteriormente e perdere la dignità, eventualità da scongiurare ad ogni costo, ma, ad oggi, tutt'altro che improbabili considerato il morale di fondo, potrebbe comportare ulteriori spaccature e condurre a degli scenari, dispiace dirlo, tutt'altro che imprevedibili, vista la mancanza di programmazione con tutto il tempo che si era avuto a disposizione.


Per Perugia2005News Alessio Torzuoli

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