E' una discesa verso inferi senza fine quella del Perugia. Neanche il verbo proferito dal nuovo tecnico di Massa, ripetuto quasi come un annuncio evangelico sia alla vigilia dello scellerato match di ieri, che nell'immediato dopo gara, hanno, infatti, scosso dal torpore un gruppo che, in questo momento, potrebbe andare in difficoltà, con tutto il rispetto parlando, anche con una compagine dilettantistica. È talmente tortuoso e inestricabile l'impasse in cui tutti, nessuno escluso, sono incappati, che non è nemmeno facile, per chiunque si trovi ad assistere a simili figuracce, trovare le parole giuste per cercare di descrivere in maniera oggettiva ciò a cui si sta assistendo. Premettendo che, ad avviso di chi scrive, come già ricordato qualche settimana fa, il livello tecnico della rosa, tra arrivi e partenze, non sia inferiore a quello dello scorso anno, anzi, in certi ruoli, sulla carta, addirittura migliorato, non si comprende come sia possibile che tutti, anche quelli di sicuro affidamento, che, pure nella passata stagione, si erano rivelati dei veri pilastri, siano incappati in una profonda abulia, che, di questo passo, rischia di non terminare più. Si era detto, dopo la brutta sconfitta nel derby, servisse una scossa, ma, evidentemente, il malato è ancora più grave di quanto si pensasse; la Società, per l'appunto, è corsa ai ripari, chiamando alla corte, al posto di Castori, un tecnico che ha un approccio al calcio quasi ascetico, una catechesi sulla vita ascoltarlo, ma che, poi, ha il gravoso compito di trasferire il tutto nella testa di ragazzi, bravi e volenterosi quanto pare, ma che, nel concreto, sono chiamati a rappresentare una maglia e una città con dignità e onore, cercando di dare il massimo per ottenere dei risultati. Che, in definitiva, è ciò che conta nel calcio, perché, parliamoci chiaro, sono sempre i fatti, poi, a lasciare traccia, come, del resto, nella vita. È importante e condivisibile avere aspirazioni molto alte, perché è grazie ad esse che si riesce a dare un senso alla nostra esistenza, ma è, poi, nel quotidiano che ci si deve confrontare e tirare su le maniche, perché, ad oggi, stiamo parlando di appena quattro punti, su ventuno a disposizione, in sette partite, frutto di cinque sconfitte, un pareggio e una sola vittoria, undici gol subìti e la miseria di soli quattro messi a segno. Una media da retrocessione diretta, più che da sogno, da incubo, che, considerata la lunghezza del torneo, qualora non si riuscisse, come si spera, ad invertire la rotta dell'imbarcazione biancorossa, potrebbe condurre ad un naufragio a cui, personalmente, desidero non pensare.
Tornando alla partita di ieri, c'è poco da analizzare, un gol preso al primo vero affondo di una squadra, come quella toscana, che veniva anch'essa da una crisi mistica, ma che, sospinta da mille tifosi e con l'avvento del nuovo tecnico, è tornata a giocare a pallone. Nulla di trascendentale, per carità, cose semplici, ma quanto basta per mettere quasi alle corde i Biancorossi, arruffoni e spaesati, con Gori, che pur non risultando impeccabile in occasione dei gol, ha, comunque, sventato almeno due o tre situazioni che avrebbero potuto chiudere, anzitempo, la gara. Poi la ripresa, i cambi, con conseguente variazione di modulo, che, tirilla e baralla, hanno portato, quasi come un parto, ad un inaspettato pareggio, perché il Perugia è una squadra che, in questo momento, fa molta fatica a puntare la porta avversaria e, quando sembrava fatta, la doccia gelata finale, con il rigore millimetrico fischiato in favore del Pisa, che ha decretato la fine della sofferenza. Il terzo gol è stato solo l'ennesimo schiaffo che accentua ancor di più l'amarezza di chi è innamorato di questi colori e, giustamente, anche la rabbia. Servirà tanto lavoro, innanzitutto mentale, perché si concorda con Mister Baldini, è sempre la testa che governa il corpo e la qualità delle azioni che esso compie, in questo momento deficitaria, ma servirà riscoprire l'orgoglio, se non quello di appartenenza, piuttosto di giocatori che svolgono una professione sapendo di aver dato tutto.
Sarà necessario tanto coraggio, perché il campionato cadetto è lungo, indecifrabile e equilibrato, ma irto di ostacoli, che, ora come ora, appaiono tutti come delle catene montuose insormontabili, a cominciare dalla prossima trasferta di Como. Occorreranno, inoltre, cuore ed emozioni, ma anche tanta umiltà e coesione, una riflessione che non può che coinvolgere tutto l'ambiente, squadra, Società e tifosi, come sempre è stato in tutti i momenti bui della nostra gloriosa storia calcistica.



Per Perugia2005News Alessio Torzuoli

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